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  • maggie8324

ANIME FEROCI - Annie Ward

- Il passato che non passa -


Un thriller psicologico affascinante che porta a perdersi negli abissi più oscuri della mente umana.


Questo romanzo mi ha catturata gradualmente. L’iniziale perplessità per il racconto di vita della protagonista ambientato nell’Europa dell’est ha lasciato velocemente il posto ad un coinvolgimento sempre più stretto che mi ha portata alla sete di voler comprendere, sapere, capire… La tensione psicologica diviene infatti sempre più serrata per raggiungere l’apice con un finale ad affetto. L’autrice è in grado di mantenere tale tensione mostrando le vicende da una sola angolazione e introducendo solo gradualmente un punto di vista differente che permette al lettore di allargare lo sguardo e cogliere la complessità della realtà e della psiche umana.

L’alternanza di passato e presente, e delle voci narranti, regala dinamicità e suspance alla narrazione.


IL TEMA PORTANTE DEL ROMANZO È IL DISTURBO POST TRAUMATICO DA STRESS E LE RICADUTE CHE ESSO PUÒ AVERE SULLA COSTRUZIONE DELLA PERSONALITÀ, SULLA COMPETENZE GENITORIALI, SUL RAPPORTO DI COPPIA E SULLE SCELTE STESSE DI VITA.


I protagonisti del romanzo sono Maddie, il marito Ian e l’amica Jo. I tre condividono un passato comune: gli anni tumultuosi vissuti nei Balcani, territorio difficile e pericoloso degli anni precedenti allo scoppio della guerra civile.

Un passato che non si appresta a lasciare il posto alla quotidianità e che invade giornalmente il presente con il suo carico di dolore, rabbia, ansia, preoccupazioni, determinando azioni e reazioni dei protagonisti, influenzando il loro rapporto e le relazioni che essi hanno con se stessi, con gli altri e con il mondo.


Nella narrazione vengono bene descritti gli effetti e i sintomi del disturbo post traumatico da stress di Ian, conseguente ai vissuti in veste di militare dell’esercito.


Ma quelli dei Balcani non è l’unico passato ad influenzare la vita dei protagonisti.

Le esperienze vissute da Maddie durante l’infanzia, hanno lasciato cicatrici indelebili, influenzando le successive scelte di vita e la costruzione stessa della sua personalità: quella che vive oggi la protagonista è una quotidianità in cui il confine tra passato e presente, realtà e finizione è flessibile e mutevole e in cui c’è una sola evidenza: ogni volte che mente scopre che ognuna delle sue bugie è vera.


Il lettore avrà la sensazione di essere gettato in un vortice mutevole in cui il la realtà cambia focus, forma prospettiva e dimensione e i cui c’è un'unica sconvolgente certezza: la realtà è solo una questione di punti di vista.

Davvero le esperienze traumatiche possono essere così determinanti?

Il disturbo da stress post traumatico è stato studiato per la prima volta proprio dagli psichiatri militari sui reduci della I guerra mondiale (tale disturbo era infatti inizialmente chiamato “Stress da Granata”, “Shell Shock”, “ Nevrosi da Guerra”). I sintomi tipici sono quelli ben descritti dall’autrice di “Anime feroci”:

· flashback e incubi: un vissuto intrusivo dell'evento che si propone alla coscienza, "ripetendo" il ricordo dell'evento;

· intorpidimento: uno stato di coscienza simile allo stordimento ed alla confusione;

· evitamento di tutto ciò che ricordi o che sia riconducibile, anche indirettamente o simbolicamente, all'esperienza traumatica;

· iperattivazione psicofisiologica: insonnia, irritabilità, ansia, aggressività e tensione generalizzate;

· atteggiamento molto negativo, verso se stessi e verso la realtà.

È evidente come tale sintomatologia influenzi notevolmente la quotidianità dell’individuo e i suoi rapporti interpersonali e familiari.

I vissuti traumatici infantili, possano aumentare le probabilità di sviluppare successivamente un disturbo di personalità in quanto il cervello in via di sviluppo, viene colpito dal trauma in modo diverso rispetto al cervello adulto.

Nel contesto di uno sviluppo traumatico viene prodotta una spaccatura a livello di personalità: una parte prosegue il suo percorso di adattamento al contesto (parte apparentemente normale), l’altra, emozionale, rimane bloccata al momento del trauma, creando una dissociazione strutturale dell’identità: un vero e proprio disturbo di personalità che condizionerà percezioni e reazioni dell’individuo in qualsiasi ambito dell’esistenza.

“È una cosa tanto terribile l’insincerità? No lo credo. È semplicemente un metodo grazie al quale possiamo moltiplicare la nostra personalità”

(Oscar Wilde- Il ritratto di Dorian Gray)

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