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  • maggie8324

PET SEMATARY- Stephen King

Aggiornamento: 24 mag 2020


Romanzo di King del 1983, che ha raggiunto l’apice del successo dopo la sua trasposizione cinematografica del 2019.


La narrazione scorrevole, suspance e voglia di continuare a girare le pagine sempre presente, ma questa non è una novità per King. Rispetto al suo tipico stile del periodo, è stato in questo romanzo meno descrittivo e prolisso. Potente è la descrizione degli aspetti psicologici ed emotivi dei protagonisti, che assumo contorni netti e definiti e con i quali è facile immedesimarsi. L’atmosfera dai tratti cupi, oscuri, tipicamente horror, si interseca ad una trama con aspetti verosimili… rendendo il romanzo ancora più spaventoso, in grado di suscitare emozioni indefinite e non sempre piacevoli.


Molto profondo e più che mai attuale il tema trattato: il DOLORE DEL LUTTO E DELLA MORTE.


L’impossibilità di affrontare la realtà, di far fronte al dolore e al senso di colpa, portano il protagonista sull’orlo della pazzia. La volontà di prevalere sulla morte stessa lo spinge a travalicare i confini tra il tra il male e il bene, tra il lecito e l’illecito…. Fino ad arrivare alla conclusione che ci mette di fronte alla più cruda delle verità… La morte, come parte della vita stessa, non è sempre la cosa peggiore che si può sperare.


Il punto cruciale della trama e della narrazione è proprio l’efficacia con cui l’autore interseca possibile e impossibile, finzione e realtà, bene e male, amore ed egoismo, sofferenza e pazzia. Dualismo incarnato alla perfezione dal protagonista stesso (un medico!) che ci ricorda l’impossibilità di scindere giusto e sbagliato, buono e cattivo e pone l’attenzione su uno degli aspetti più semplici ma spesso dimenticati dell’esistenza: ogni persona presenta in sé zone di luce e di ombra che prevalgono e assumono significati differenti a seconda del contesto, delle circostanze, degli eventi.


Libro consigliato a tutti gli amanti di King e del genere horror!


Piccola curiosità per gli appassionati: il romanzo era già stato portato sullo schermo nel 1989 con il film “Cimitero vivente”.

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