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  • maggie8324

Intervista- Daniela Tornatore

Aggiornamento: 17 giu 2020

Intervista a Daniela Tornatore, giornalista e autrice del romanzo "L'ultimo ricordo" edito nel 2020 da "Edizioni Leima".



L’ultimo ricordo" è il tuo primo romanzo. La scrittura però fa parte della tua vita da sempre, sei giornalista e ti occupi di comunicazione. Una vita dedicata quindi a trasmettere qualcosa all’altro. Cosa rappresentano per te la scrittura e la comunicazione?



Sono due cose diverse tra loro, ma entrambe rappresentano per me esattamente questo: trasmettere qualcosa all’altro. La scrittura, in particolare, significa lasciare traccia, consegnare alla storia qualcosa, renderla eterna. Un tema inevitabilmente riconducibile a quello della ‘memoria’, un argomento per me talmente importante da averlo messo al centro del mio romanzo. Cristallizzare nello spazio e nel tempo emozioni, eventi, immagini della nostra vita, è fondamentale. O, come dice la protagonista del mio libro, ‘sacro’.

Il tuo romanzo tratta di un tema importante: l’Alzheimer. Te ne sei occupata anche in altre occasioni?


No, è la prima volta che affronto il problema dell’Alzheimer, una malattia che colpisce milioni di persone nel mondo. Per farlo ho dovuto documentarmi a lungo, ho chiesto aiuto a un gruppo di medici specializzati. Ho dovuto imparare tutto, volevo essere preparata, formata, per non sbagliare nulla. Dare cattive informazioni su un tema tanto delicato sarebbe stato pericolosissimo.

C’è una vicenda/esperienza particolare della tua vita che ti ha avvicinata a questo problema e che vuoi condividere con i lettori?

Sì, ed è il motivo che poi mi ha spinta a costruire il mio romanzo proprio attorno al tema dell’Alzheimer. Ho sempre avuto una buona memoria, ma una mattina mi sono accorta di avere dimenticato un fatto molto importante per me. All’improvviso il vuoto, un black out nella mia mente. Ho avuto paura, ho pensato di avere questa malattia. Il libro nasce da una mia terribile dimenticanza. Allora ho deciso di mettermi nei panni di chi, per un problema imprevedibile, perde i propri ricordi. Poi avrei scoperto che i vuoti di memoria capitano a tutti e che l’Alzheimer è un’altra cosa.

I protagonisti e la storia narrata si ispirano ad una vicenda reale?

I protagonisti del mio libro sono Paolo e Anna, un uomo e una donna che riescono a sopravvivere soltanto stando distanti, ogni volta che si incontrano si separano. Una storia d’amore contraddittoria, dolorosa, difficile. Ma non per questo meno intensa. Non sono esattamente i protagonisti di una vicenda reale, ma sono figli di questo tempo. Il mondo è pieno di coppie come quella formata da Paolo e Anna. Infatti sono tantissimi quei lettori che mi dicono di essersi ritrovati e riconosciuti in questa storia. Volevo dare luce a quei rapporti che restano sempre nell’ombra, che per ovvie ragioni di autocensura nessuno racconterebbe mai. E che invece lasciano segni indelebili, perché dopo certi amori niente è più come prima.

Che ruolo ha avuto la lettura nella tua formazione personale e professionale? C’è un genere che ami in modo particolare? Quali autori ti hanno formata come scrittrice?

La lettura è stata determinante, è una passione che mi appartiene da sempre. Amo i libri e gli autori che mi emozionano, che mi lasciano dentro qualcosa, in assoluto, senza particolari preferenze. Gabriel Garcia Marquez è stato il primo scrittore a entrare nella mia vita. Ma sono tanti quelli che ho amato e che continuo ad amare. Durante la lunga quarantena da Covid ho letto moltissimi libri. Mi sono innamorata di Sandro Veronesi e del suo ‘Colibrì’, di Alessio Forgione e di ‘Giovanissimi’, di Daniele Mencarelli con ‘Tutto chiede salvezza’. Mi piace la scrittura ricca, struggente, poetica, emozionante, profonda.

Cosa sono per te i ricordi?

Sono la mappa della mia vita, l’archivio del mio percorso. Ricordare – come dice Anna nel mio libro – è proprio una questione di rispetto. Senza i ricordi è come se tutto non fosse mai avvenuto.

Che cosa ti senti di dire a chi quotidianamente vive con familiari affetti da tale patologia?

Questo è un dramma talmente devastante che non ci sono tante parole da dire. L’Alzheimer purtroppo è una malattia da cui non si torna indietro. Ci sono madri che non ricordano più i propri figli, non il loro volto, non il loro nome. E ci sono figli costretti a fare i conti con questa realtà. Non potersi più ritrovare nello sguardo e nell’amore di chi ti ha messo al mondo è quasi come non esistere. Ho grande rispetto e considerazione per loro.

Che consiglio ti senti di dare agli scrittori esordienti?

Credo di essere l’ultima persona al mondo che può dare dei consigli, ci ho messo trent’anni prima di riuscire a partorire un libro. È un’impresa non da poco, una specie di montagna da scalare. A volte non basta avere una buona scrittura, se non c’è un’idea e una buona chiave per raccontare una storia. Non ci si sveglia una mattina improvvisandosi scrittori. C’è un percorso da fare, di elaborazione, di riflessione. Ma di certo una cosa l’ho imparata: il libro che ciascuno di noi ha dentro, alla fine arriva quando gli pare. Bisogna essere pronti ad afferrarlo.

Che progetti hai per il futuro? Vedremo presto altri tuoi romanzi?


No, non sono pronta. Sono ancora troppo legata a questo libro per potere andare avanti. Il lockdown di questi mesi ha bloccato tutto, compresa la promozione e gli eventi di presentazione in calendario. Il libro è stato pubblicato il 6 febbraio scorso, ma di fatto è come se dovesse ancora uscire. E poi c’è un’altra bella impresa da affrontare per chi scrive un libro: il distacco da esso. Ditelo, agli scrittori esordienti.




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